Da questo esercizio nasce la sua scrittura, che non può essere svago, divago, ma piuttosto un ricollocamento: del protagonista nella sua storia, della sua storia nella storia universale, la storia di uno in quella di tutti.
Doninelli è dunque "uno scrittore di fortuna", cioè di sorte, colui che racconta della sorte, colui che vede l'uomo tirare i dadi, vincere, perdere, ricomporsi, disfarsi. E di questa sorte non essere padrone. Di "fortuna": lui si fa carico di raccontare di come ci possa essere sempre uno sguardo positivo, in ogni tempo, che tocca in sorte a ogni uomo (come una casa, un rifugio di fortuna). E positivo non è quello che ci si aspetta, ma quello che, per fortuna, capita. Lui, si sente "fortunato" a fare questo lavoro? Glielo domanderemo al Trentino Book Festival, domenica 17 giugno. Il suo ultimo libro è "Cattedrali" (Garzanti, 2011).
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