Prima di tutto il titolo del libro, enigmatico …
Ad un certo punto del libro si racconta di come nella sua infanzia Pal andava sul prato a prendere farfalle, che per lui rappresentavano la grazia suprema. Qualcosa che metteva in tasca, per tenerla con sé: solo con passare degli anni maturerà l'idea che l'unica cosa che bisogna fare con la grazia è lasciarla libera. Inoltre, in una poesia scritta da Lorenza e inserita all'interno del romanzo, queste farfalle in tasca sono un po' come l'amore raggiunto dopo un incontro così inaspettata. Di fondo, però, rimane la metafora del viaggio un po' artificioso in questo posto fuori dal tempo, sospeso.
Pal di mestiere fa il “levabolle”: ripara le carrozzerie delle macchine, lavorando dall'interno dell'abitacolo. Dove siete andati a scovare un mestiere così “stravagante”?
Prima di iniziare a lavorare a questo libro ho rivisto un amico che non vedevo da tempo. Stava lavorando in Svizzera. Quando ci siamo chiesti cosa stavamo facendo, lui mi ha detto che faceva il “levabolle”, riparava le carrozzerie delle macchine. Era appena tornato da Zurigo dove c'era stata una grandinata incredibile e si sa, lì nei parchi macchine trovi solo macchine di lusso e di lavoro ce n'era stato un sacco. Addirittura s'erano inventati un'applicazione per Iphone che avvisava dove si sarebbe verificata la prossima grandinata. Mi ha spiegato come fanno, come riportano le carrozzerie alla loro purezza iniziale con un lavoro di precisione. Gli ho chiesto se questo tipo di lavoro si sarebbe potuto fare negli anni '40, e lui mi ha risposto che non si sarebbe potuto escludere un antesignano.
Pal e Cele alla fine fanno “lo stesso mestiere”: rimodellano, ridanno vita a qualcosa di rovinato, che sembrava andato perduto. Un destino comune che li unisce?
Un'affinità elettiva cercata, visto che per quanto i due protagonisti lavorino in ambiti diversi un po' fanno la stessa cosa: lui ha un'idea della superficie liscia come qualcosa che gli evoca purezza e grazia, lei riporta attraverso le sue foto le persone ad una clima soffuso e abbastanza surreale. Hanno tutti e due la tendenza a fare sempre qualcosa che va oltre.
All'interno del romanzo, oltre ai protagonisti, personaggi che però non sono secondari, ma di grande importanza per lo sviluppo della storia, come l'enigmatica Antine. Che ruolo ha, ad esempio, quest'ultima, all'interno del romanzo?
Il personaggio di Antine rappresenta un'icona silenziosa, la bellezza in questo ambiente chiassoso, che è il bar che lei gestisce, un punto incontro per gli italiani che si sono rifugiati in questa oasi tunisina, ed è per quello che in quel posto abbiamo fatto incontrare il protagonista col trombettista emigrato a Chicago, un'amicizia che cambierà la vita a Pal, Ritornando al personaggio, Antine si svela alla fine anche come la confidente assoluta addirittura di un serial killer, Assad, una verità turpe che è depositata nel silenzio …
Un altro personaggio forte è quello del sottotenente fascista Ferruccio Pini ...
Lui è l'estremo opposto di Antine, doveva rappresentare la brutalità dell'indole maschile, sprezzante e autoritario, colui che doveva per “diritto” sposare Celestina, che rivela tutta la sua bassezza quando addirittura cerca di insediare una figura così delicata come Antine. Astio e ira funesta che viene annullata da Assad, che alla fine “lo fa fuori”.
A cambiare il ritmo e l'atmosfera del romanzo subentra ad un certo punto il jazz. Quale peso ha nella vicenda?
La musica jazz mi piace, la suono. Da ragazzo io steso sono andato a Chicago ed è rimasta nel cuore, una vera e propria fucina di musica; volevamo che la storia arrivasse lì per permettere a Pal di “diventare altro”, potevamo lasciarlo lavorare come “levabolle” per gli strumenti di ottone, ma poi abbiamo deciso di far evolvere il personaggio, visto che fin dalla prima pagina si è dimostrato un talento in tutto quello che faceva.
Nel vostro libro l'amore è uno dei temi portanti, tanto che trova spazio anche quello tra due uomini: Erasto e Assad. Come mai questa scelta?
Nel nostro romanzo volevamo parlare di storie d'amore, e quella tra Erasto e Assad e tra le più sincere. Un amore così candido, tra due persone che arrivano insieme alla vecchiaia e che, quando uno dei due muore, l'altro lo porta nella sua oasi protetta, tra quello che gli è più caro. Qualcosa di stonato e contraddittorio, ma al tempo stesso delicato e coinvolgente.
Il romanzo nasce da un “passaparola” tra internauti.
Ci conosceva già, poi in comune avevamo la passione per la letteratura. Abbiamo iniziato a pubblicare su Facebook quello che ci veniva in mente e abbiamo visto che avevano degli stili molto complementari: lei tende al minimal, io sono più per il flusso di parole. Un esperienza molto positiva, che si è tradotta in un clima molto armonico, qualcosa che partito come per gioco, che lascia intravedere risultati incoraggianti.
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