martedì 19 giugno 2012

Antonia Arslan e l'importanza dei libri per gli armeni



Dalle complesse vicende dell'Impero Ottomano al noir e l'Italia del 2023. Pochi metri di distanza fisica, tanti metri in termini di generi letterari. Due incontri che però mostrano la vastità ed importanza dei temi trattati al TrentinoBookfestival.

All'ex caseificio primo incontro moderato da Pierangelo Giovanetti, direttore de L'Adige, con Antonia Arslan, archeologa di origine armena che per Skirà ha raccontato la storia del "Libro di Mush". Un popolo, quello armeno, che venne quasi cancellato (1,8milioni di morti su 2milioni di abitanti) da un genocidio. Ed il libro che diventa "identità nazionale", un po' come la Torah per il popolo ebraico.


L'importanza del libro per gli armeni fa sì che vi sia una festa dei Santi traduttori della bibbia. Le donne riescono a salvare il libro, portandolo con sé nella deportazione lungo la valle di Mush. Nei villaggi armeni l'alfabetizzazione, anche delle donne, rivestiva un ruolo molto importante.
«Le donne sono protagoniste – spiega Arslan – anche perchè gli uomini non ci sono più, venivano uccisi per primi». L'Impero Ottomano del tempo era una grande "macedonia" di etnie, un po' come l'Impero austroungarico. La volontà era quella di far prevalere l'etnia turcomanna.
Non riuscì a fare molto neanche Henry Morgenthau, http://en.wikipedia.org/wiki/Henry_Morgenthau,_Sr. , allora diplomatico statunitense presso l'Impero Ottomano. Fondò però un'associazione al suo ritorno negli Stati Uniti.

Un altro segno dell'attaccamento degli armeni ai libri è il fatto che nel 1512 il primo libro armeno venne stampato a Venezia.

Mattia Frizzera - La Valsugana.it

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