Un passaggio di ruolo che, entrando in gioco, risulta come normale man mano che prende forma agli occhi dello spettatore, immerso nel clima fiabesco, una “giostra di personaggi” che, se in un pubblico adulto creerebbe conflitti, in questo caso è visto come un bel “gioco” agli occhi di un pubblico formato principalmente da famiglie e bambini. A raccontare la storia due orfanelli, che hanno sentito la fiaba per la prima volta dalle suore che gestivano l'orfanotrofio dal quale provengono. Oltre al lato comico, c'è anche quel pizzico di suspense che elettrizza l'ambiente, smussata da un orco che alla fine, anche se grande e grosso, si rivela un po' “stupidone”. Il tutto è condito da una forte recitazione attoriale e momenti di musica dal vivo, con chitarra, mandolino e altri piccoli strumenti, oltre alla magia che apre lo spettacolo. Un impianto scenico molto semplice, perché in questi casi è la relazione attoriale e quella con il pubblico ha riempire lo spazio, oltre ad un ingrediente particolare, che in questi casi non manca mai: l'immaginazione … Alla fine dello spettacolo un piccolo ricordo, una sorpresa. «Regaleremo un fagiolo - chiude Kogoj - invitando le persone a piantarlo … e chissà che forse uno di questi non sia proprio un fagiolo magico ...».
martedì 30 aprile 2013
Fagioli Magici: nel Parco Centrale sta spuntando qualcosa di strano…
Perché l'importante è anche accontentarsi. Quante volte ce lo siamo sentiti dire, quante volte non c'è mancato l'esempio. Non solo nel mondo dei “grandi”, ma anche nelle storie dei “più piccoli” possiamo trovare qualche esempio. Che dire della fiaba di Jack è il suo fagiolo magico? La conosciamo un po' tutti la storia del bambino che un bel giorno si accorge che uno dei semi di fagiolo comprati da un misterioso “omino” gli regala una “scala vegetale” verso la casa del ricco orco, che Jack saccheggerà di tutto il suo tesoro.
La rivisitazione però che i Teatri Soffiati e i Finisterrae Teatri presenteranno al prossimo Trentino Book Festival, nella fresca cornice del parco centrale, rivolgendosi a bambini dai tre anni in su, ha giusto quegli ingredienti che possono renderla ancora più accattivante e coinvolgente. «Lo spettacolo ha un taglio decisamente avventuroso - commenta uno degli autori/attori Alessio Kogoj - oltre ad essere estremamente comico. La cosa forse più particolare, che lo distingue, è che sia io che Giacomo (Anderle ndr.) interpretiamo tutti i personaggi: cioè lo stesso personaggio lo faccio sia io che lui, la mamma ad esempio è interpretata prima da me e poi da lui, e questo vale anche per l'orco, l'orchessa, Jack, l'omino dei fagioli ...».
Un passaggio di ruolo che, entrando in gioco, risulta come normale man mano che prende forma agli occhi dello spettatore, immerso nel clima fiabesco, una “giostra di personaggi” che, se in un pubblico adulto creerebbe conflitti, in questo caso è visto come un bel “gioco” agli occhi di un pubblico formato principalmente da famiglie e bambini. A raccontare la storia due orfanelli, che hanno sentito la fiaba per la prima volta dalle suore che gestivano l'orfanotrofio dal quale provengono. Oltre al lato comico, c'è anche quel pizzico di suspense che elettrizza l'ambiente, smussata da un orco che alla fine, anche se grande e grosso, si rivela un po' “stupidone”. Il tutto è condito da una forte recitazione attoriale e momenti di musica dal vivo, con chitarra, mandolino e altri piccoli strumenti, oltre alla magia che apre lo spettacolo. Un impianto scenico molto semplice, perché in questi casi è la relazione attoriale e quella con il pubblico ha riempire lo spazio, oltre ad un ingrediente particolare, che in questi casi non manca mai: l'immaginazione … Alla fine dello spettacolo un piccolo ricordo, una sorpresa. «Regaleremo un fagiolo - chiude Kogoj - invitando le persone a piantarlo … e chissà che forse uno di questi non sia proprio un fagiolo magico ...».
Un passaggio di ruolo che, entrando in gioco, risulta come normale man mano che prende forma agli occhi dello spettatore, immerso nel clima fiabesco, una “giostra di personaggi” che, se in un pubblico adulto creerebbe conflitti, in questo caso è visto come un bel “gioco” agli occhi di un pubblico formato principalmente da famiglie e bambini. A raccontare la storia due orfanelli, che hanno sentito la fiaba per la prima volta dalle suore che gestivano l'orfanotrofio dal quale provengono. Oltre al lato comico, c'è anche quel pizzico di suspense che elettrizza l'ambiente, smussata da un orco che alla fine, anche se grande e grosso, si rivela un po' “stupidone”. Il tutto è condito da una forte recitazione attoriale e momenti di musica dal vivo, con chitarra, mandolino e altri piccoli strumenti, oltre alla magia che apre lo spettacolo. Un impianto scenico molto semplice, perché in questi casi è la relazione attoriale e quella con il pubblico ha riempire lo spazio, oltre ad un ingrediente particolare, che in questi casi non manca mai: l'immaginazione … Alla fine dello spettacolo un piccolo ricordo, una sorpresa. «Regaleremo un fagiolo - chiude Kogoj - invitando le persone a piantarlo … e chissà che forse uno di questi non sia proprio un fagiolo magico ...».
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